Un folto gruppo di studenti e Laureati in Scienze Ambientali e Scienze dei Beni e Attività Culturali dell'Università degli Studi dell'Insubria ha deciso di costituire l'associazione ASBAC (Associazione Scienze dei Beni Ambientali e Culturali), che si prefissa quale obiettivo principale la divulgazione e la diffusione di informazioni su tematiche riguardanti tanto i beni ambientali che quelli culturali, con un approccio il più possibile neutrale e "tecnico", del tutto scevro da considerazioni di appartenenza politica che pure tendono ad entrare, non sempre con il giusto equilibrio, nel dibattito sulla gestione dell'ambiente e del patrimonio culturale.







giovedì 16 giugno 2011

ULTIMA CONFERENZA


Giovedì 23 giugno alle ore 16.30 presso l'Aula 2.7 della sede di Sant'Abbondio si terrà l'ultima del ciclo di quattro conferenze organizzate da ASBAC. L' evento verrà esposto dal Professor Giorgio La Rosa e toccherà argomenti pertinenti la Rivoluzione Industriale, analizzando l'evolversi della situazione italiana in particolar modo la situazione Lariana, con effetti positivi come la forte industrializzazione tessile e lo sviluppo della navigazione del lago grazie ai battelli a vapore; ed effetti negativi come l'inquinamento di laghi e fiumi.
A breve maggiori informazioni!

Presentazione Nuovi Dipartimenti


Vi segnaliamo un importante evento che si terrà martedì 21 giugno alle ore 10.30 presso la sede di Sant' Abbondio dell'Università degli Studi dell' Insubria in cui verranno presentati il nuovo Dipartimento di Scienza e Tecnologia e il nuovo Centro di Scienze e Simbolica dei Beni Ambientali.
L' idea è di creare iniziative di raccordo tra Arte e Scienza ed in generale di raccordo tra il sapere umanistico e scientifico, con un' enfasi sui beni ambientali e culturali.

giovedì 2 giugno 2011

REFERENDUM 12-13 GIUGNO 2011


PREMESSA

ASBAC nasce con l’obiettivo primario di fornire ai cittadini informazioni tecnico-scientifiche in materia di beni ambientali e culturali: è per questo che, all’avvicinarsi del referendum del 12-13 giugno 2011, riteniamo che ogni cittadino debba essere informato in modo neutrale sui temi referendari, evitando di presentarsi alle urne senza un minimo di conoscenza delle problematiche che diverranno oggetto della scelta popolare.

Durante la conferenza del 01/04/2011, promossa da ASBAC, la Dott.ssa Sossan e la Dott.ssa Gerbino hanno illustrato la gestione ed il governo della risorsa acqua come bene pubblico.
In questo articolo invece verrà trattata sinteticamente la tematica, molto controversa, dell’Energia Nucleare e delle Centrali per la sua produzione:

CRONOLOGIA DEL NUCLEARE IN ITALIA

Tra gli anni ’50 e gli anni ’60, in Italia vennero costruite 4 centrali nucleari: a Borgo Sabotino(Latina), Sessa Aurunca (Caserta), a Trino (Vercelli) e a Caorso (Piacenza).
La centrale di Latina fu la prima ad essere allacciata alla rete nel 1963, seguita da Sessa Aurunca e Trino nel 1964, a distanza di 14 anni anche la centarle di Caorso entrò in funzione nel 1978.
Le quattro centrali soddisfacevano il 3-4% del fabbisogno energetico italiano.
Nel 1982 iniziò la costruzione di un’ulteriore centrale a Montalto di Castro (Viterbo), che non entrò mai in funzione a seguito del referendum abrogativo del 8-9 novembre 1987; venne dunque riconvertita in centrale termoelettrica ed è ancora in funzione per Enel Spa.

Agli inizi degli anni ’80 la cittadinanza iniziò ad interrogarsi sulla sicurezza delle centrali nucleari a seguito del guasto al reattore 2 della centrale americana di Three Mile Island del 1979.
Il disastro di Chernobyl del 26 aprile 1986 fu una catastrofe che interessò anche l’Italia: il reattore 4 della centrale si fuse a causa di un esperimento effettuato senza le giuste misure di sicurezza e a causa di una tragica successione di errori umani.
Il territorio dov’era localizzata la centrale di Chernobyl faceva parte dell’URSS; le autorità sovietiche cercarono di coprire il disastro nucleare, ma ben presto tutto il mondo seppe della fusione del reattore della centrale di Chernobyl.
Le radiazioni che arrivarono in Italia non superarono comunque il limite soglia.

Fu in seguito al disastro di Chernobyl che, nel nostro Paese, i partiti radicale, liberale e socialista proposero un referendum per abrogare la produzione di energia elettrica tramite la tecnologia nucleare.

Il referendum prevedeva tre domande sul nucleare:
1)attribuire al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) il potere di determinare le aree dove insediare le centrali elettronucleari, nel caso non lo facessero le Regioni;
2)autorizzare l'Enel a versare contributi a Regioni e Comuni in proporzione all'energia prodotta sul loro territorio con centrali nucleari o a carbone;
3)consentire all' Enel di promuovere la costruzione di impianti elettronucleari con società o enti stranieri o anche assumere partecipazioni che abbiano come oggetto la realizzazione e l'esercizio di impianti elettronucleari all'estero.


Risultati dei referendum del 1987 sul nucleare (in %)

No

Bianche

Nulle

Localizzazione delle centrali da parte del Cipe

70,4

16,9

8,5

4,2

Contributi a Comuni e Regioni che accettano centrali atomiche

69,1

17,6

8,9

4,4

Partecipazione dell'Enel alla costruzione di centrali all'estero

63,0

24,7

8,0

4,3

Dopo il referendum, in Italia non si parlò più di nucleare: solo nel 2003, in seguito al Decreto Legge n314/2003 del 14 Novembre (Disposizioni urgenti per la raccolta, lo smaltimento e lo stoccaggio, in condizioni di massima sicurezza, dei rifiuti radioattivi) si riaccese il dibattito politico sul problema dello stoccaggio delle scorie radioattive. Il decreto prevedeva di stoccare le scorie presso il comune di Scanzano Jonico, in Basilicata. Ci furono accese proteste da parte dei cittadini lucani e delle associazioni ambientaliste del territorio che portarono il governo a fare un passo indietro; peraltro la cittadinanza lucana non fu l’unica a rifiutare le scorie: precedentemente si era cercato di trovare un sito idoneo in Sardegna, ma a causa del malcontento delle popolazioni locali non si riuscì a trovare un accordo.
E’ evidente quanto le proteste delle popolazioni locali derivino da una comunicazione lacunosa, da parte delle istituzioni, nei confronti dei cittadini. Il problema dello stoccaggio dei rifiuti derivanti dalle centrali non è comunque ancora stato risolto ed è tutt’ora il vero ostacolo a qualsiasi tipo di pianificazione di un ritorno del nucleare in Italia. E’ a nostro parere assolutamente prioritario che l’Italia individui al più presto un sito definitivo per lo stoccaggio di tutte le scorie derivanti dallo smantellamento delle vecchie centrali.

CLASSIFICAZIONE DELLE SCORIE NUCLEARI

Bisogna tenere presente che i rifiuti nucleari vengono suddivisi in tre grandi categorie:

· basso livello: sono i più abbondanti e scarsamente pericolosi (ad esempio il materiale sanitario usato nella medicina nucleare, gli indumenti usa e getta forniti in una visita ad un impianto nucleare, etc.) che costituiscono il 90% delle scorie prodotte ma contengono solo l’1% della radioattività

· medio livello: sono costituiti, ad esempio, dalle guaine degli elementi combustibili del reattore; richiedono una schermatura, ma costituiscono solo il 7% delle scorie (e contengono il 4% della radioattività)

· alto livello: costituiscono il 3% delle scorie ma contengono il 95% della radioattività e sono i più pericolosi a lungo termine.

Il caso più semplice è ovviamente quello dei rifiuti a basso livello. Per essi la problematica si riduce a mantenerli in deposito, anche presso gli stessi siti ove sono stati prodotti, per i pochi anni (al massimo) necessari al loro decadimento, prima di smaltirli come rifiuti convenzionali, tenendo conto delle loro eventuali altre caratteristiche di pericolosità.

Parte del combustibile irraggiato delle centrali elettronucleari di Trino e di Sessa Aurunca, così come tutto quello della centrale elettronucleare di Latina, è stato a suo tempo inviato all’estero grazie ad accordi per il riprocessamento dello stesso. Tutto il rimanente combustibile nucleare, originato dalle operazioni dei reattori, è ancora stoccato nelle piscine dell’impianto d’origine o in installazioni tipo AFR (Away From Reactor) utilizzate a fini di deposito. Inoltre, il combustibile di due installazioni sperimentali destinate ad attività di riprocessamento, chiuse diversi anni fa, è ancora stoccato nelle piscine delle stesse installazioni. La quasi totalità dei rifiuti radioattivi generati dalle installazioni nucleari sono stoccati nei siti d’origine.

I PIANI PER IL RITORNO DEL NUCLEARE IN ITALIA

La Legge 23 luglio 2009 n. 99 prevede una nuova strategia energetica nazionale con il ritorno al nucleare.
Le centrali che dovrebbero essere costruite sono a tecnologia EPR (European Pressurized reactor).

Il reattore EPR è stato progettato per un uso ottimizzato del combustibile nucleare e la minimizzazione della produzione di attinidi.

In particolare il reattore consente di risparmiare il 17 % del consumo di uranio, riducendo del 15 % la produzione di attinidi e guadagnando il 14 % nel rapporto fra energia elettrica prodotta contro rilascio termico nell’ambiente.

Un insieme di 4 sottosistemi, o “treni” ridondanti che provvedono al raffreddamento di emergenza del nocciolo, ognuno in grado di svolgere l’intera funzione di sicurezza autonomamente, sono localizzati in zone diverse dell’impianto e separati gli uni dagli altri: in tal modo il pericolo di malfunzionamento contemporaneo in seguito ad incidente (ad esempio incendio o impatto aereo) viene evitato.
Il contenimento di sicurezza è realizzato a doppia parete con un sistema di ventilazione e filtraggio. Pur a fronte del fatto che i sistemi di sicurezza riducano la probabilità di un incidente quasi a zero, tale struttura impedisce un ipotetico rilascio radioattivo all’esterno nel caso altamente improbabile di un’ “avaria” all’impianto. Può sopportare pressioni e temperature molto alte, anche nell’ipotesi (di fatto molto remota) di fusione del nocciolo (meltdown). Anche in tale remotissima ipotesi, l’impianto prevede un sistema di raccolta (core catcher) del combustibile nucleare fuso (corium).

In seguito, con il Decreto Legge n.31/2010 si è previsto il riassetto della disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi.

L’INIZIATIVA REFERENDARIA

Nel frattempo su iniziativa del partito IDV è stato promosso un referendum abrogativo che vedrà impegnati i cittadini, nei giorni 12-13 giugno 2011, a rispondere a 4 quesiti: uno sul nucleare, due sulla privatizazione della gestione idrica e uno sul legittimo impedimento; riportiamo di seguito i quesiti:

1) Titolo: Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.Abrogazione.

Descrizione: Il quesito prevede l'abrogazione delle norme che attualmente consentono di affidare la gestione dei servizi pubblici locali a operatori privati. Con l'abrogazione le società di servizio di proprietà dei comuni passeranno allo stato (nazionalizzazione). Verrà cancellata anchea il punto 5 dell'art.23-bis che garantisce la proprietà pubblica dei sistemi idrici. La gestione tornerà alla classe politica.

2) Titolo: Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma

Descrizione: Il quesito propone l'abrogazione della norma che stabilisce la determinazione della tariffa per l'erogazione dell'acqua, il cui importo prevede attualmente anche la remunerazione per il capitale investito dal gestore.

3) Titolo: Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme

Descrizione: Il quesito propone l'abrogazione delle norme che prevedono la realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare.

4) Titolo: Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale

Descrizione: Il quesito propone l'abrogazione di norme in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale.

In Sardegna è stato effettuato, nei giorni 14-15 maggio 2011, un referendum consultivo riguardante l’espressione di un parere sulla questione di interesse regionale con il seguente quesito:
"Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?"
L’esito è stato: SI 97,13% NO 2,86%

Alessio Rimoldi (ASBAC)

FONTI BIBLIOGRAFICHE:

www.sviluppoeconomico.gov.it

www.enel.it

www.epa.gov

www.wikipedia.it

www.apat.gov.it

www.ideambienteweb.isprambiente.it

www.ingegnerianucleare.net

www.gazzettaufficiale.it

www.ilsole24ore.com

www.regione.sardegna.it