Un folto gruppo di studenti e Laureati in Scienze Ambientali e Scienze dei Beni e Attività Culturali dell'Università degli Studi dell'Insubria ha deciso di costituire l'associazione ASBAC (Associazione Scienze dei Beni Ambientali e Culturali), che si prefissa quale obiettivo principale la divulgazione e la diffusione di informazioni su tematiche riguardanti tanto i beni ambientali che quelli culturali, con un approccio il più possibile neutrale e "tecnico", del tutto scevro da considerazioni di appartenenza politica che pure tendono ad entrare, non sempre con il giusto equilibrio, nel dibattito sulla gestione dell'ambiente e del patrimonio culturale.







domenica 14 agosto 2011

European Geosciences Union

Vi segnaliamo un'iniziativa dell'European Geosciences Union (EGU) la quale ogni anno organizza un ciclo di conferenze della durata di una settimana che richiama studenti, professori ed interessati da tutto il mondo.
Ogni anno viene trattato un tema diverso:
2010: ENERGY PROSPECTIVE;
2009: EARTH FROM SPACE.

All'interno della settimana sono inclusi 3 giorni di conferenze riservati ai docenti che vogliano aggiornarsi.

Queste ultime conferenze sono comodamente consultabili da casa sulla rete grazie ad un sistema innovativo di divulgazione scientifica.

Di seguito si riporta il link da cui accedervi.

http://www.egu.eu/webtv/2010/gift/index.phpù

oppure cliccate sulla foto a destra.

mercoledì 20 luglio 2011

LA TURBINA ED IL BACO DA SETA


Storia della rivoluzione industriale nel comasco.



Giovedì 23 giugno alle ore 16.30 presso l'Aula 2.7 della sede di Sant'Abbondio si è tenuta l'ultima del ciclo di quattro conferenze organizzate da ASBAC. La conferenza è stata tenuta dal Professor Giorgio La Rosa, ricercatore universitario in storia delle discipline politiche presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi dell’Insubria. Durante la prima parte della conferenza, il prof. La Rosa ha illustrato le caratteristiche generali della Rivoluzione industriale mentre nella seconda parte, il professore si è soffermato sulla nascita dell’industria tessile e dello sviluppo tecnologiche applicato ai traporti nel territorio comasco, analizzando gli aspetti positivi e quelli negativi.




Al contrario di quanto si pensa comunemente, la Rivoluzione industriale non comportò solamente cambiamenti di tipo economico e tecnologico, ma provocò conseguenze anche sul piano demografico, ambientale ( il paesaggio si modifica in modo irreversibile e nascono nuove problematiche di tipo ambientale come l’inquinamento) e politico ( nasce il concetto di “coscienza di classe” che porterà, a medio termine, alla nascita di movimenti politici che rivendicheranno diritti per la classe operaia, come il partito comunista ed il partito socialista, ma anche movimenti di ispirazione cattolica come il partito popolare fondato nel 1919 da don Luigi Sturzo).




La Rivoluzione industriale ha avuto origine nell’Inghilterra del XVIII secolo, paese in cui vi erano condizioni socio-economiche idonee ad uno sviluppo industriale, quali:




· Innovazioni di tipo tecnologico: in questo periodo viene inventato il telaio meccanico.




· Per la prima volta, dopo la fine dell’impero romano, la popolazione europea conosce una fase di crescita costante




· Razionalizzazione del sistema agricolo che comporta un sensibile aumento della produzione.




· Incremento dei commerci tra la Gran Bretagna e le ricche colonie d’oltremare, che rendono la madrepatria la prima potenza marinara militare e mercantile del mondo




Le innovazioni portate dalla Rivoluzione industriale cambiano il mezzo di produzione e modificano in modo irreversibile il rapporto uomo – produzione: il cambiamento tecnologico non consisteva tanto nell’introduzione di nuovi macchinari, ma le nuove innovazioni tecniche venivano applicate a macchinari già esistenti ( dal telaio a mano si passa al telaio meccanico). Le nuove applicazioni tecnologiche provocano un aumento della produzione di beni di consumo maggiore rispetto al passato, perché in una società di tipo agricola la lavorazione del telaio a mano era un mestiere praticato solo nei mesi freddi dell’anno, ovvero quando non si lavorava nei campi. Invece, con la produzione industriale la lavorazione del tessuto avviene tutto l’anno, grazie all’introduzione del telaio meccanico. Questo fattore, come è facile immaginare aumenta la produttività e di conseguenza, la maggiore disponibilità di beni sul mercato.




La Rivoluzione industriale arriva a Como nel XIX secolo, ma come è stato notato da studiosi di storia locale, le premesse di questo straordinario sviluppo economico che ha condizionato la vita economica della nostra città. In proposito, le domande che bisogna porsi per affrontare il problema sono le seguenti: Perché Como ha avuto una Rivoluzione industriale nel tessile? Perché il “triangolo industriale” era al nord?




Innanzi tutto, ritengo che sia necessario affermare che la stessa posizione geografica di Como, crocevia geografico tra l’Europa centro-settentrionale e il Mediterraneo, abbia favorito, sin dall’antichità, lo sviluppo dei commerci e di conseguenza, un notevole sviluppo economico. Nonostante queste premesse, l’introduzione della lavorazione della seta arriva solamente all’inizio del XVI secolo, quando il duca di Milano, Lodovico Sforza detto il Moro, introduce a Como, il gelso, pianta di cui si nutrono i bachi da seta. Prima di allora, Como era famosa per la lavorazione della lana, attività che veniva svolta dalla confraternita religiosa degli Umiliati. Purtroppo, la prima metà del XVI secolo è caratterizzata da continue guerre tra la Francia e la Spagna, che si contendono il Ducato di Milano; gli eventi bellici impedirono il decollo della produzione serica. Con la pace di Chateau Chambresis del 1559, il Ducato di Milano, venne assegnato alla Spagna ed iniziò il malgoverno spagnolo, che diede un brutto colpo alla produzione serica comasca: tasse, pedaggi, sfruttamento indiscriminato delle risorse del territorio ed una terribile pestilenza che colpì la nostra regione nel 1630 (descritta da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi) provocarono seri danni all’economia comasca.




Finalmente, all’alba del XVIII secolo, il Ducato di Milano venne assegnato all’Impero d’Austria, atto sancito dal trattato di Utrecht. Dopo circa duecento anni di malgoverno francese prima, spagnolo poi, il governo della Casa d’Asburgo d’Austria permise lo sviluppo delle condizioni ideali alla nascita della rivoluzione industriale nel territorio lariano.




Le riforme economiche e sociali degli Asburgo d’Austria gettarono le basi dello sviluppo economico e sociale della Lombardia: misure protezionistiche a favore delle merci lombarde ( quindi della seta lariana, che è l’unica ammessa nell’Impero), l’abolizione dei dazi doganali, incentivi alle aziende in crisi ma anche alle nuove imprese ma soprattutto la creazione di un catasto che permette di censire tutti i terreni in base alle loro capacita produttive, un regime fiscale più equo e la repressione del fenomeno dell’accattonaggio.




Queste premesse fanno si, che nel 1787 a Como sono presenti ben 1035 telai e proprio alla fine del 700’ la tecnica della lavorazione serica si affina molto. Il ciò fa si che la seta comasca è richiesta in molti mercati europei come Austria, Germania e Russia. Le caratteristiche principali della seta comasca sono l’elevata qualità della sua lavorazione ed il suo basso costo. Nel 1793, alla vigilia dell’occupazione napoleonica del Ducato di Milano, a Como vi erano 1333 telai.




Con l’occupazione della Lombardia da parte delle truppe napoleoniche nel 1797 la produzione serica lariana conosce una battuta d’arresto, perché il governo napoleonico favoriva la produzione della seta di Lione. Infatti, nel 1815, l’anno della sconfitta di Napoleone a Waterloo, a Como vi erano 1305 telai, 328 in meno rispetto agli anni prenapoleonici.




Con la caduta di Napoleone, la Lombardia ritorna sotto il dominio austriaco e nasce cosi il Regno Lombardo-Veneto. Con il ritorno degli Asburgo d’Austria, la produzione serica comasca conosce una sensibile ripresa, tanto che nel 1856, alla vigilia della II Guerra d’indipendenza, a Como vi sono 3000 telai e 6000 operai




Nel 1859 scoppia la II Guerra d’Indipendenza e la Lombardia viene annessa al Regno di Sardegna: la casa d’Asburgo lascia il posto a Casa Savoia. Il 17 Marzo 1861 nasce il Regno d’Italia. I primi governi del nuovo stato sono guidati dalla “Destra” storica che sul piano economico adotta una politica liberista, avvallata dalla Gran Bretagna e dalla Francia, che vedevano nel neonato stato unitario un vasto mercato dove vendere le proprie merci.




Questa politica economica provoca seri danni all’economia comasca, che risente della concorrenza francese di Lione. Dai 3000 telai nel 1856 si passa a 2700 nel 1867, un duro colpo per l’economia comasca: la produzione serica conosce una contrazione.




La ripresa della produzione serica comasca avviene grazie alla sconfitta francese nella guerra Franco-Prussiana del 1870 – 1871; la produzione serica francese conosce una fase di tracollo e la nostra economia ne risente positivamente. In questi anni avviene anche la meccanizzazione dei sistemi di produzione, che permettono di aumentare la produzione. Nel 1893 a Como ci sono 5500 telai e 14000 operai.




Con la Rivoluzione industriale della seconda meta del XIX secolo, Como conosce un forte aumento demografico: si passa da 23138 abitanti nel 1773 a 26500 nel 1881, con un sensibile aumento di popolazione nella convalle, grazie alla realizzazione di fabbriche (per esempio le filande Bernasconi di Cernobbio, aperte nel 1872). Nel 1899 viene organizzata una grande esposizione che celebra i progressi ed i traguardi raggiunti, l’evento è denominato “Esposizione Voltiana”. Una città che produce, necessita la creazione di nuove arterie di comunicazione, anche in funzione dell’esposizione del 1899.




Tra la fine dell’800’ e l’inizio del 900’ a Como vengono realizzate molte opere pubbliche quali la diga Foranea, realizzata verso la fine del’800’, una linea tranviaria che permette di collegare la città con i rioni periferici e una linea ferroviaria che permette di collegare Como al rione di Camerlata, località a sua volta collegata tramite treno con Milano. Inoltre per mettere in collegamento la città di Como e i paesini del lago, viene creata una linea di battelli a vapore, alcuni di essi ancora in servizio al giorno d’oggi. Nel 1904 viene realizzata la funicolare che permette di collegare in pochi minuti Como con Brunate, che proprio in quegli anni diventa una località di villeggiatura molto amata dai comaschi ambienti, che si fanno costruire eleganti residenze eclettiche e liberty.




La funicolare di Brunate, con il passare degli anni è diventato un landmark, ovvero un tratto caratteristico del paesaggio lariano. Se da un lato la rivoluzione industriale nel territorio comasco ha portato con se benessere e sviluppo economico, sociale e turistico della nostra comunità. da un lato ha fatto nascere il problema dell’inquinamento e della deturpazione del paesaggio, fenomeno tipico di uno sviluppo edilizio che non tiene conto delle caratteristiche intrinseche del paesaggio, del patrimonio culturale e dell’ambiente di una data porzione di territorio.










Materiale utilizzato per la realizzazione della relazione:




Appunti della conferenza del 23 Giugno 2011, Prof. Giorgio La Rosa




L’elaborato è stato arricchito dalla lettura dei seguenti saggi inerenti al tema:




G.LURASCHI, Da Roma all’Austria in Storia di Como antica, saggi di archeologia, diritto e storia Como, New Press, 1997, 747 ss.




G. LURASCHI, Como e la seta in Storia di Como antica, saggi di archeologia, diritto e storia Como, New Press, 1997, 757 ss.







FABIO ZIZZA (ASBAC)

giovedì 16 giugno 2011

ULTIMA CONFERENZA


Giovedì 23 giugno alle ore 16.30 presso l'Aula 2.7 della sede di Sant'Abbondio si terrà l'ultima del ciclo di quattro conferenze organizzate da ASBAC. L' evento verrà esposto dal Professor Giorgio La Rosa e toccherà argomenti pertinenti la Rivoluzione Industriale, analizzando l'evolversi della situazione italiana in particolar modo la situazione Lariana, con effetti positivi come la forte industrializzazione tessile e lo sviluppo della navigazione del lago grazie ai battelli a vapore; ed effetti negativi come l'inquinamento di laghi e fiumi.
A breve maggiori informazioni!

Presentazione Nuovi Dipartimenti


Vi segnaliamo un importante evento che si terrà martedì 21 giugno alle ore 10.30 presso la sede di Sant' Abbondio dell'Università degli Studi dell' Insubria in cui verranno presentati il nuovo Dipartimento di Scienza e Tecnologia e il nuovo Centro di Scienze e Simbolica dei Beni Ambientali.
L' idea è di creare iniziative di raccordo tra Arte e Scienza ed in generale di raccordo tra il sapere umanistico e scientifico, con un' enfasi sui beni ambientali e culturali.

giovedì 2 giugno 2011

REFERENDUM 12-13 GIUGNO 2011


PREMESSA

ASBAC nasce con l’obiettivo primario di fornire ai cittadini informazioni tecnico-scientifiche in materia di beni ambientali e culturali: è per questo che, all’avvicinarsi del referendum del 12-13 giugno 2011, riteniamo che ogni cittadino debba essere informato in modo neutrale sui temi referendari, evitando di presentarsi alle urne senza un minimo di conoscenza delle problematiche che diverranno oggetto della scelta popolare.

Durante la conferenza del 01/04/2011, promossa da ASBAC, la Dott.ssa Sossan e la Dott.ssa Gerbino hanno illustrato la gestione ed il governo della risorsa acqua come bene pubblico.
In questo articolo invece verrà trattata sinteticamente la tematica, molto controversa, dell’Energia Nucleare e delle Centrali per la sua produzione:

CRONOLOGIA DEL NUCLEARE IN ITALIA

Tra gli anni ’50 e gli anni ’60, in Italia vennero costruite 4 centrali nucleari: a Borgo Sabotino(Latina), Sessa Aurunca (Caserta), a Trino (Vercelli) e a Caorso (Piacenza).
La centrale di Latina fu la prima ad essere allacciata alla rete nel 1963, seguita da Sessa Aurunca e Trino nel 1964, a distanza di 14 anni anche la centarle di Caorso entrò in funzione nel 1978.
Le quattro centrali soddisfacevano il 3-4% del fabbisogno energetico italiano.
Nel 1982 iniziò la costruzione di un’ulteriore centrale a Montalto di Castro (Viterbo), che non entrò mai in funzione a seguito del referendum abrogativo del 8-9 novembre 1987; venne dunque riconvertita in centrale termoelettrica ed è ancora in funzione per Enel Spa.

Agli inizi degli anni ’80 la cittadinanza iniziò ad interrogarsi sulla sicurezza delle centrali nucleari a seguito del guasto al reattore 2 della centrale americana di Three Mile Island del 1979.
Il disastro di Chernobyl del 26 aprile 1986 fu una catastrofe che interessò anche l’Italia: il reattore 4 della centrale si fuse a causa di un esperimento effettuato senza le giuste misure di sicurezza e a causa di una tragica successione di errori umani.
Il territorio dov’era localizzata la centrale di Chernobyl faceva parte dell’URSS; le autorità sovietiche cercarono di coprire il disastro nucleare, ma ben presto tutto il mondo seppe della fusione del reattore della centrale di Chernobyl.
Le radiazioni che arrivarono in Italia non superarono comunque il limite soglia.

Fu in seguito al disastro di Chernobyl che, nel nostro Paese, i partiti radicale, liberale e socialista proposero un referendum per abrogare la produzione di energia elettrica tramite la tecnologia nucleare.

Il referendum prevedeva tre domande sul nucleare:
1)attribuire al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) il potere di determinare le aree dove insediare le centrali elettronucleari, nel caso non lo facessero le Regioni;
2)autorizzare l'Enel a versare contributi a Regioni e Comuni in proporzione all'energia prodotta sul loro territorio con centrali nucleari o a carbone;
3)consentire all' Enel di promuovere la costruzione di impianti elettronucleari con società o enti stranieri o anche assumere partecipazioni che abbiano come oggetto la realizzazione e l'esercizio di impianti elettronucleari all'estero.


Risultati dei referendum del 1987 sul nucleare (in %)

No

Bianche

Nulle

Localizzazione delle centrali da parte del Cipe

70,4

16,9

8,5

4,2

Contributi a Comuni e Regioni che accettano centrali atomiche

69,1

17,6

8,9

4,4

Partecipazione dell'Enel alla costruzione di centrali all'estero

63,0

24,7

8,0

4,3

Dopo il referendum, in Italia non si parlò più di nucleare: solo nel 2003, in seguito al Decreto Legge n314/2003 del 14 Novembre (Disposizioni urgenti per la raccolta, lo smaltimento e lo stoccaggio, in condizioni di massima sicurezza, dei rifiuti radioattivi) si riaccese il dibattito politico sul problema dello stoccaggio delle scorie radioattive. Il decreto prevedeva di stoccare le scorie presso il comune di Scanzano Jonico, in Basilicata. Ci furono accese proteste da parte dei cittadini lucani e delle associazioni ambientaliste del territorio che portarono il governo a fare un passo indietro; peraltro la cittadinanza lucana non fu l’unica a rifiutare le scorie: precedentemente si era cercato di trovare un sito idoneo in Sardegna, ma a causa del malcontento delle popolazioni locali non si riuscì a trovare un accordo.
E’ evidente quanto le proteste delle popolazioni locali derivino da una comunicazione lacunosa, da parte delle istituzioni, nei confronti dei cittadini. Il problema dello stoccaggio dei rifiuti derivanti dalle centrali non è comunque ancora stato risolto ed è tutt’ora il vero ostacolo a qualsiasi tipo di pianificazione di un ritorno del nucleare in Italia. E’ a nostro parere assolutamente prioritario che l’Italia individui al più presto un sito definitivo per lo stoccaggio di tutte le scorie derivanti dallo smantellamento delle vecchie centrali.

CLASSIFICAZIONE DELLE SCORIE NUCLEARI

Bisogna tenere presente che i rifiuti nucleari vengono suddivisi in tre grandi categorie:

· basso livello: sono i più abbondanti e scarsamente pericolosi (ad esempio il materiale sanitario usato nella medicina nucleare, gli indumenti usa e getta forniti in una visita ad un impianto nucleare, etc.) che costituiscono il 90% delle scorie prodotte ma contengono solo l’1% della radioattività

· medio livello: sono costituiti, ad esempio, dalle guaine degli elementi combustibili del reattore; richiedono una schermatura, ma costituiscono solo il 7% delle scorie (e contengono il 4% della radioattività)

· alto livello: costituiscono il 3% delle scorie ma contengono il 95% della radioattività e sono i più pericolosi a lungo termine.

Il caso più semplice è ovviamente quello dei rifiuti a basso livello. Per essi la problematica si riduce a mantenerli in deposito, anche presso gli stessi siti ove sono stati prodotti, per i pochi anni (al massimo) necessari al loro decadimento, prima di smaltirli come rifiuti convenzionali, tenendo conto delle loro eventuali altre caratteristiche di pericolosità.

Parte del combustibile irraggiato delle centrali elettronucleari di Trino e di Sessa Aurunca, così come tutto quello della centrale elettronucleare di Latina, è stato a suo tempo inviato all’estero grazie ad accordi per il riprocessamento dello stesso. Tutto il rimanente combustibile nucleare, originato dalle operazioni dei reattori, è ancora stoccato nelle piscine dell’impianto d’origine o in installazioni tipo AFR (Away From Reactor) utilizzate a fini di deposito. Inoltre, il combustibile di due installazioni sperimentali destinate ad attività di riprocessamento, chiuse diversi anni fa, è ancora stoccato nelle piscine delle stesse installazioni. La quasi totalità dei rifiuti radioattivi generati dalle installazioni nucleari sono stoccati nei siti d’origine.

I PIANI PER IL RITORNO DEL NUCLEARE IN ITALIA

La Legge 23 luglio 2009 n. 99 prevede una nuova strategia energetica nazionale con il ritorno al nucleare.
Le centrali che dovrebbero essere costruite sono a tecnologia EPR (European Pressurized reactor).

Il reattore EPR è stato progettato per un uso ottimizzato del combustibile nucleare e la minimizzazione della produzione di attinidi.

In particolare il reattore consente di risparmiare il 17 % del consumo di uranio, riducendo del 15 % la produzione di attinidi e guadagnando il 14 % nel rapporto fra energia elettrica prodotta contro rilascio termico nell’ambiente.

Un insieme di 4 sottosistemi, o “treni” ridondanti che provvedono al raffreddamento di emergenza del nocciolo, ognuno in grado di svolgere l’intera funzione di sicurezza autonomamente, sono localizzati in zone diverse dell’impianto e separati gli uni dagli altri: in tal modo il pericolo di malfunzionamento contemporaneo in seguito ad incidente (ad esempio incendio o impatto aereo) viene evitato.
Il contenimento di sicurezza è realizzato a doppia parete con un sistema di ventilazione e filtraggio. Pur a fronte del fatto che i sistemi di sicurezza riducano la probabilità di un incidente quasi a zero, tale struttura impedisce un ipotetico rilascio radioattivo all’esterno nel caso altamente improbabile di un’ “avaria” all’impianto. Può sopportare pressioni e temperature molto alte, anche nell’ipotesi (di fatto molto remota) di fusione del nocciolo (meltdown). Anche in tale remotissima ipotesi, l’impianto prevede un sistema di raccolta (core catcher) del combustibile nucleare fuso (corium).

In seguito, con il Decreto Legge n.31/2010 si è previsto il riassetto della disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi.

L’INIZIATIVA REFERENDARIA

Nel frattempo su iniziativa del partito IDV è stato promosso un referendum abrogativo che vedrà impegnati i cittadini, nei giorni 12-13 giugno 2011, a rispondere a 4 quesiti: uno sul nucleare, due sulla privatizazione della gestione idrica e uno sul legittimo impedimento; riportiamo di seguito i quesiti:

1) Titolo: Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.Abrogazione.

Descrizione: Il quesito prevede l'abrogazione delle norme che attualmente consentono di affidare la gestione dei servizi pubblici locali a operatori privati. Con l'abrogazione le società di servizio di proprietà dei comuni passeranno allo stato (nazionalizzazione). Verrà cancellata anchea il punto 5 dell'art.23-bis che garantisce la proprietà pubblica dei sistemi idrici. La gestione tornerà alla classe politica.

2) Titolo: Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma

Descrizione: Il quesito propone l'abrogazione della norma che stabilisce la determinazione della tariffa per l'erogazione dell'acqua, il cui importo prevede attualmente anche la remunerazione per il capitale investito dal gestore.

3) Titolo: Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme

Descrizione: Il quesito propone l'abrogazione delle norme che prevedono la realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare.

4) Titolo: Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale

Descrizione: Il quesito propone l'abrogazione di norme in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale.

In Sardegna è stato effettuato, nei giorni 14-15 maggio 2011, un referendum consultivo riguardante l’espressione di un parere sulla questione di interesse regionale con il seguente quesito:
"Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?"
L’esito è stato: SI 97,13% NO 2,86%

Alessio Rimoldi (ASBAC)

FONTI BIBLIOGRAFICHE:

www.sviluppoeconomico.gov.it

www.enel.it

www.epa.gov

www.wikipedia.it

www.apat.gov.it

www.ideambienteweb.isprambiente.it

www.ingegnerianucleare.net

www.gazzettaufficiale.it

www.ilsole24ore.com

www.regione.sardegna.it

mercoledì 25 maggio 2011

Si vota il 12 e 13 giugno

Il 12 e 13 giugno gli elettori italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi in merito ai quattro Referendum Abrogativi 2011.
I primi due quesiti proposti riguarderanno la Privatizzazione dell'Acqua, il terzo riguarderà la costruzione di nuove centrali per la Produzione di Energia Nucleare mentre il quarto concerne il mantenimento del Legittimo Impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri.
In tutti quattro i quesiti, si voterà SI, se si è favorevoli all'abrogazione della legge in vigore (si chiede al cittadino se vuole eliminare tale legge); nel caso in cui il cittadino non voglia eliminare tale legge voterà no.

Denominazioni Sintetiche:

- Referendum Popolare n. 1

Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Abrogazione;

- Referendum Popolare n. 2

Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma;

- Referendum Popolare n. 3

Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme;

- Referendum Popolare n. 4

Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale.

Affinché il Referendum sia valido dovrà presentarsi alle urne il 50% più uno degli aventi diritto al voto, proprio per questo vorremmo ricordarvi che votare oltre ad essere un diritto è anche un dovere. Il voto è l'unico strumento di cui noi cittadini disponiamo per garantire la democrazia e la sovranità popolare! Vi invitiamo quindi a partecipare TUTTI alle votazioni del 12 e 13 giugno!

http://www.youtube.com/watch?v=CPoEkpYKY5Y

Il Mio Blog è Carbon Neutral!


Ecco un' interessante iniziativa per chiunque gestisca un blog o un sito internet! "Il mio blog è Carbon Neutral" è un' iniziativa che punta a ridurre le emissioni di Anidride Carbonica, soprattutto le emissioni legate all'utilizzo di internet, piantando un albero per ogni blog che parteciperà all'iniziativa.
Partecipare è molto semplice, basta esporre sulla propria pagina il logo dell'iniziativa e poi mandare il link a: co2neutral@doveconviene.it che pianterà un albero per noi.

COME FA UN ALBERO A NEUTRALIZZARE LA PRODUZIONE DI CO2 DEL TUO BLOG??

Quanta CO2 produce il mio blog? Secondo il Dr. Alexander Wissner-Gross, attivista ambientale e fisico di Harvard, un sito web produce una media di circa 0,02 g di CO2 per ogni visita. Assumendo 15.000 pagine visitate al mese, questo si traduce in 3,6 kg di CO2 l’anno. Questa produzione è legata soprattutto al funzionamento dei server.

Quanta CO2 viene assorbita da un albero? Dipende da diversi fattori, ma la Convenzionedelle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) calcola che un albero assorba ogni anno in media circa 10 kg di CO2. Noi consideriamo prudentemente 5 kg l’anno per ogni albero.

Un albero neutralizza le emissioni di CO2 del tuo blog, per 50 anni! Come mostra il conto sopra indicato, il tuo blog produce almeno 3,6kg di CO2 l’anno, un albero ne elimina 5 e vive in media 50 anni! Aiutandoci a piantarne uno, insomma, puoi continuare a scrivere sul tuo blog per il prossimo mezzo secolo!


Per Maggiori Info: http://www.doveconviene.it/co2neutral/